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La politica di Trump di applicare dazi con la Cina e poi allargata anche all’Ue, non è servita a ridurre il disavanzo della bilancia commerciale (ovvero si manifesta un disavanzo, quando le importazioni sono maggiori delle esportazioni). Tuttavia gli scambi con paesi quali il Messico e vari paesi dell’Asia Orientale, hanno contribuito a mitigare gli effetti sulla bilancia commerciale. Il problema degli Americani, è la scarsità di risparmi domestici, per cui si punta maggiormente ad acquistare prodotti cinesi a basso prezzo.
Oggi assistiamo ad una evoluzione negativa dei rapporti tra Cina ed USA. Dove alla guerra dei dazi è andata ad aggiungersi la guerra sulle tecnologie dei microprocessori. Agli interventi di Trump di impedire la vendita di microprocessori alla Cina, in particolare ad Huawei, i produttori statunitensi, quali Qualcomm, Micron Technology e Skyworks Solutions, hanno risposto vendendo i microprocessori a paesi terzi, che poi rivendevano alla Cina. In questo modo sono riusciti a bypassare la norma restrittiva.
Davanti alla stretta di Trump, la Cina ha risposto minacciando di ridurre la fornitura di terre rare, cui la Cina possiede circa l’80% dei giacimenti mondiali. Ricordiamo che le terre rare, sono la materia prima per la produzione di batterie, magneti degli aerei Lockheed, generazione di energia eolica ecc.
Nel frattempo, la Cina sta quadruplicando gli investimenti in ricerca e sviluppo per riuscire ad produrre un’indipendenza tecnologica dagli Stati Uniti. In particolare gli investimenti in ricerca e sviluppo, passeranno dagli attuali 378 miliardi a 1.400 miliardi entro il 2025.
Sul fronte dei chip invece la Cina, punta a raggiugere notevoli investimenti, passando dagli 65 miliardi di dollari nel 2016 a 350 miliardi nel 2030. I settori chiave in cui si agirà, saranno: Intelligenza Artificiale, Aerospazio, Alta Velocità, Scienza degli Oceani e Biomedicale Avanzato.
Tratto da IlSole24Ore del 17/03/2021
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