TEMPO DI LETTURA: 2 MINUTI
Mentre la UE, nel recente accordo con la Cina, ha posto al primo posto la questione degli standard di lavoro, nell’accordo (Regional Comprensive Economic Partnership RCEP clicca qui per approfondire) siglato da Pechino, a fine 2020 con quindici paesi compresi Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, ebbene questi paesi non si sono minimamente interessati a mettere dei paletti sulle condizioni di lavoro praticati dalla Cina nei confronti dei propri lavoratori.
Gli europarlamentari avrebbero tuttavia la possibilità di bloccare l’accordo RCEP (vedi sopra), salvaguardando così il principio della propria purezza.
In sostanza gli europei potrebbero richiedere alle proprie multinazionali che operano in Cina di rendere pubbliche le condizioni in cui lavorano i cinesi, vietando e ritirando beni prodotti da produzioni cinesi che ricorrono al lavoro forzato. Tutto ciò rappresenterebbe una nuova via al rispetto di standard altissimi così come viene fatto attualmente per la corruzione ed il riciclaggio in Europa.
I critici tuttavia evidenziano, la propensione di Pechino a non rispettare i trattati, come nel caso dello status speciale di Hong Kong (clicca qui per approfondire), se tuttavia la Cina non dovesse rispettare gli accordi presi con l’Europa, quest’ultima avrebbe una valida base per adottare linee di condotta più dure.
Ricordiamo tuttavia l’affossamento dal parte dell’amministrazione Donald Trump della Trans-Pacific Partnership (TPP clicca qui per approfondire) che avrebbe permesso di intensificare i rapporti commerciali con i paesi affini dell’Asia orientale, ai danni di Pechino. Ebbene se la TPP fosse andata a buon fine, si sarebbe potuto agire contro Pechino per il miglioramento delle condizioni di lavoro.
Teniamo tuttavia conto di un altra questione, ovvero che la Cina è il secondo detentore del debito pubblico Statunitense, esponendoli a tentativi di destabilizzazione, rispetto all’Europa.
Biden, ha inoltre espresso la propria intenzione di coinvolgere l’Europa nella creazione di un nuovo consiglio transatlantico per definire nuove regole comuni sulle tecnologie, così da impedire a Pechino di imporre propri standard tecnologici al mondo.
Ci viene inoltre chiesto di adottare una condotta comune, nel caso si concretizzassero gli attacchi di Pechino nei confronti di Taiwan, nell’ambito del blocco all’esportazione dei microprocessori prodotti. Questo comporterebbe una guerra commerciale che in questo momento non conviene né ad Europa e né a Stati Uniti.
Tratto da IlSole24Ore del 30/03/2021
Scrivi un commento