I tempi che stiamo vivendo sono tempi di grande trasformazione ed evoluzione, dettati dalla rivoluzione digitale. In particolare le PMI (Piccole e Medie Imprese) sono chiamate a sfruttare questo grande momento di trasformazione.
L’Intelligenza artificiale (IA) ci fornisce grandi opportunità, che è necessario abbracciare con un approccio che deve slegarsi dalla resistenza verso il nuovo. Le IA sfruttano le enormi quantità di dati provenienti dalle banche dati e la cui elaborazione restituisce indicazioni fondamentali per lo sviluppo del business e soprattutto per la verifica del raggiungimento dei target in riferimento ai propri prodotti e servizi offerti alla clientela.
Un dato di rilievo è che proprio nelle PMI sono state elaborate le più rilevanti ideazioni, molto spesso derivanti dalla genialità di alcuni imprenditori, rappresentando un valore che non va sottovalutato.
Detto ciò, si rende però necessario coinvolgere i propri collaboratori all’avvicinamento a questa nuova tecnologia. Si rendono necessari nuovi approcci dettati dalla formazione del personale e come dicevamo dal superamento della naturale diffidenza verso il nuovo. E proprio uno studio effettuato da YouTrend, emerge che il 54% degli italiani, oggi ritiene, di essere impreparato alla nuova trasformazione tecnologica. Se ci pensiamo però, i giovani possono rappresentare un’importante prospettiva per l’approccio e lo sviluppo del tema dell’utilizzo più produttivo della rivoluzione digitale.
Se infatti ci pensiamo meglio la GenZ (Generazione Z) e i Millennials rappresentano quella fascia di popolazione o meglio la generazione nata e formata, in un periodo storico, completamente immerso nel digitale. E questa non è una caratteristica di poco rilievo, infatti li rende più flessibili nell’adeguamento ai mutamenti accelerati che sta subendo la tecnologia. Se vogliamo è una generazione con il proprio DNA abituato ad essere interconnessi in contesti totalmente immersivi ed abituati ad un accesso continuo all’informazione.
Ed è proprio questo il concetto da esplorare meglio. Ovvero il giovane utilizza meglio la tecnologia per dare vita alla proprie idee e per sviluppare nuove soluzioni innovative e portando queste verso un’intelligenza collettiva, o se vogliamo se quest’ultima raggiunge ambiti più specifici ad una intelligenza collettiva di gruppo. Portando così alla consapevolezza di appartenenza a quel particolare gruppo, che rispetta modi di pensare e di agire in virtù della propria appartenenza.
Altro punto di rilievo è che i giovani sono consapevoli che la tecnologia può portare a miglioramenti nella società, ma che questa deve nel contempo essere rispettosa dei diritti umani. Quest’ultimo un valore da non sottovalutare e rappresentante un bene di grande preziosità.
E sempre i giovani risultano essere digitally empowered (abituati al digitale) e ciò li rende mentalmente predisposti a navigare un questa nuova realtà, portando innovazione e crescita. Se ci pensiamo meglio e proviamo ad estendere la nostra ricerca all’ambito dalla demografia, ci rendiamo conto che i paesi maggiormente industrializzati, stanno conoscendo un’incisiva riduzione demografica dettata dalla denatalità. Ebbene la progressiva riduzione dei giovani, riduce la capacità di realizzare innovazione. Se ora guardiamo altri paesi in via di sviluppo, che possono contare su un rilevante capitale umano relativamente giovane, saranno le future potenze economiche. Tutto ciò in base al principio di digitally empowered.
Forse traendo una lezione dai giovani, la tecnologia non va solo vista come un mondo a cui adattarsi semplicemente, ma va abbracciata e riconosciuto il suo potere trasformativo, va adattata la creatività umana al nuovo mezzo tecnologico ed informatico.
Tratto da IlSole24Ore del 29/09/2023
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