Quale sarà la situazione che si presenterà dopo il Covid, cosa cambierà e quali saranno i nuovi assetti che prenderanno piede.
Le ipotesi in questo articolo sviluppato nei seguenti punti:
– Inflazione temporanea o strutturale?
– Scarsità di componenti e materie prime.
– La guerra globale delle supply chain.
– La rivoluzione tecnologica.
– Città, smart working ed immobili.
1. Inflazione temporanea o strutturale?
L’interrogativo ha poggiato le sue basi, a seguito dell’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti arrivata al 5,4% nel mese di luglio.
Le Banche ritengono che l’aumento dei prezzi sia temporaneo. Gli economisti invece si dividono in due correnti di pensiero. Rispettivamente Bruno Rovelli (Chief Investement Strategist di BlackRock Italia) afferma che sicuramente l’inflazione tenderà ad aumentare diventando strutturale. Altri invece come Maria Paola Toschi (Market Strategist di JP Morgan) afferma che l’aumento dei prezzi deriva dall’economia che sta ripartendo.
Potremmo quindi ipotizzare che i colli di bottiglia che si stanno formando, saranno sul lungo periodo colmati agendo da riduzione dei prezzi anche derivanti dal miglioramento delle produzioni che si adatteranno ai bisogni dei consumatori.
2. Scarsità di componenti e materie prime.
Le politiche dei governi indirizzate alla transizione energetica ed al miglioramento delle infrastrutture, ha portato ad un aumento nella richiesta di materie prime. Ciò ha provocato un aumento dei prezzi e tempi di attesa lunghissimi.
Ancora si può ipotizzare la temporaneità di tale situazione, imputabile alla ripresa ed alla necessità di tornare ai ritmi pre Covid. Tuttavia è anche necessario rilevare che gli investimenti in infrastrutture e nella transizione energetica sono di un certo rilievo, quindi sicuramente maggiori rispetto agli anni precedenti e ciò potrebbe tradursi in una scarsità di materie prime e quindi non colmabile dalla ripresa dei settori a livelli pre Covid.
La mancanza di materie prime potrebbe portare a diverse problematiche. Innanzitutto la scarsità potrebbe rallentare gli investimenti e questo sarebbe di impedimento alla ripresa.
Sappiamo che alla diminuzione della disponibilità di un bene i mercati rispondono con un aumento dei prezzi. Si i prezzi aumentano aumenta anche l’inflazione. A questo punto le Banche centrali devono aumentare i tassi d’interesse in modo che gli investitori abbiamo maggiore interesse ad investire il proprio denaro e non a spenderlo. Ricordiamo infatti, che i fenomeni inflattivi derivano dalla scarsità di beni rispetto alla richiesta del consumatore.
Nel quadro macroeconomico che stiamo analizzando, teniamo conto di un’altra problematica, ovvero nel breve periodo l’aumento dei prezzi delle materie prime, provocherà un aumento dei prezzi sui prodotti finiti. L’aumento dei prezzi dei prodotti finiti però difficilmente potrà essere scaricato dai produttori sui consumatori finali. Ciò provocherà pertanto equilibri difficilmente prevedibili.
3. La guerra globale delle supply chain.
Le supply chain (catene di fornitura) stanno diventando sempre più strategiche. Questo è legato alla scarsità di materie prime e di componenti elettroniche, per cui le catene di fornitura devono essere stabili. In particolare la Cina che in questo momento ha una autonomia nella produzione di componenti elettroniche del 20%, prevede per il 2025 di arrivare al 70%.
Il consolidamento delle suppy chain si traduce in un aumento di acquisizioni di aziende. Si è infatti registrato nel 2020 un numero di 559 acquisizioni nel settore dei chip, per un valore complessivo di 175 miliardi di dollari.
A livello macroeconomico quando si manifestano comportamenti di tale genere, possono manifestarsi delle politiche protezionistiche da parte degli Stati, con conseguente riduzione della concorrenza sui mercati.
4. La rivoluzione tecnologica.
Il Covid ha cambiato il modo di comunicare. Si sono infatti manifestate delle accelerazioni a livello di utilizzo della telematica. La didattica è diventata a distanza. A livello lavorativo lo smart working ha aumentato l’utilizzo di piattaforme di condivisione, la videoconferenza e l’utilizzo di internet.
Da non sottovalutare le nuove abitudini sorte dall’uso degli acquisti online che hanno intensificato l’utilizzo di pagamenti elettronici.
Suddetti cambiamenti, produrranno nuovi bisogni e necessiteranno dell’implementazione di nuove tecnologie per venire incontro alle esigenze di consumatori.
5. Città, smart working ed immobili.
Il Covid ci ha insegnato a lavorare da casa, questo ha prodotto un modo differente di vivere la città, la casa ed il lavoro.
La mobilità si sviluppa in modo diverso, equipaggiando le città di maggiori piste ciclabili, utilizzabili anche dai monopattini. Accompagnato inoltre da un maggiore impulso verso lo sharing di automobili, motorini e biciclette. L’impatto sull’ambiente è anche stato notevole, con una riduzione delle emissioni globali di CO2 del 17% rispetto al 2019.
Il lavoro si sviluppa diversamente, con una presenza in ufficio da 2 a 3 giorni a settimana, infatti, le abitazioni si sono riadattate alla necessità del lavoro da svolgere in ambito domestico e su una richiesta di miglioramento delle connessioni internet. Sulla presenza di aree di smart working di quartiere da utilizzare tre volte a settimana e vicine a casa.
Sul versante delle aziende invece, lo smart working ha migliorato la produttività del 25% e sul versante dei lavoratori è migliorato l’equilibrio tra attività lavorativa e vita privata.
Questi i profili a livello di mercati, lavoro e città che verranno a realizzarsi nel prossimo futuro. La rivoluzione industriale portò la forza lavoro dalle compagne alle città realizzando cambiamenti epocali. Oggi la telematica realizzerà una rivoluzione in termini di mobilità e di dislocazione lavorativa, probabilmente modificando gli attuali assetti tra città e luogo di lavoro.
Tratto da IlSole24Ore del 15/08/2021
Si veda anche l’articolo relativo ai cambiamenti architettonici delle città, clicca qui per leggere.
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